Sono passati venti lunghi anni, da quando quel 9 novembre 1989, il vento della libertà soffiò talmente forte da far crollare quel muro della vergogna con il quale il regime comunista cercava di mantenere un popolo in gabbia.
Se dovessi fare un resoconto storico, probabilmente prenderei i dati da wikipedia e racconterei quello che ho letto.
Ma credo di aver avuto la fortuna di vivere quel momento storico in diretta tv (la RAI fu la prima a dare la notizia che le frontiere tra Germaina Est e Germania Ovest non erano più protette), e quindi, il compito di un giornalista dovrebbe essere di raccontare la storia in diretta soprattutto essere testimone.
Il Muro di Berlino non era solo una linea di demarcazione tra due Germanie: Germania est e Germania ovest, ma era il simbolo materiale e reale della Cortina di Ferro che aveva diviso il mondo occidentale filo americano ed il mondo orientale filo sovietico.
Kennedy, nella sua storica visita del 15 giungo 1963 a Berlino, dove era stato costruito da poco la prima generazione del Muro (e le generazioni di quel muro furono quattro), tenne un discorso di cui tutti ricordano il finale Ich bin ein Berliner (sono anch’io un berlinese), ma di cui pochi ricordano il significato e le parole dure come pietre di quello che era il mondo dell’epoca:
« Ci sono molte persone al mondo che non comprendono, o non sanno, quale sia il grande problema tra il mondo libero e il mondo comunista.
Fateli venire a Berlino!
Ci sono alcuni che dicono che il comunismo è l'onda del futuro.
Fateli venire a Berlino!
Ci sono alcuni che dicono che, in Europa e da altre parti, possiamo lavorare con i comunisti.
Fateli venire a Berlino!
E ci sono anche quei pochi che dicono che è vero che il comunismo è un sistema maligno, ma ci permette di fare progressi economici.
Lasst sie nach Berlin kommen! Fateli venire a Berlino! [...]
Tutti gli uomini liberi, ovunque essi vivano, sono cittadini di Berlino, e quindi, come uomo libero, sono orgoglioso di dire: Ich bin ein Berliner! (sono un Berlinese, NdT). »
Riporto il discorso integrale di Kennedy, così si può apprezzare meglio il video
«I am proud to come to this city as the guest of your distinguished Mayor, who has symbolized throughout the world the fighting spirit of West Berlin. And I am proud to visit the Federal Republic with your distinguished Chancellor who for so many years has committed Germany to democracy and freedom and progress, and to come here in the company of my fellow American, General Clay, who has been in this city during its great moments of crisis and will come again if ever needed.
Two thousand years ago the proudest boast was "civis Romanus sum." Today, in the world of freedom, the proudest boast is "Ich bin ein Berliner."
I appreciate my interpreter translating my German!
There are many people in the world who really don't understand, or say they don't, what is the great issue between the free world and the Communist world. Let them come to Berlin. There are some who say that communism is the wave of the future. Let them come to Berlin. And there are some who say in Europe and elsewhere we can work with the Communists. Let them come to Berlin. And there are even a few who say that it is true that communism is an evil system, but it permits us to make economic progress. Lass' sie nach Berlin kommen. Let them come to Berlin.
Freedom has many difficulties and democracy is not perfect, but we have never had to put a wall up to keep our people in, to prevent them from leaving us. I want to say, on behalf of my countrymen, who live many miles away on the other side of the Atlantic, who are far distant from you, that they take the greatest pride that they have been able to share with you, even from a distance, the story of the last 18 years. I know of no town, no city, that has been besieged for 18 years that still lives with the vitality and the force, and the hope and the determination of the city of West Berlin. While the wall is the most obvious and vivid demonstration of the failures of the Communist system, for all the world to see, we take no satisfaction in it, for it is, as your Mayor has said, an offense not only against history but an offense against humanity, separating families, dividing husbands and wives and brothers and sisters, and dividing a people who wish to be joined together.
What is true of this city is true of Germany--real, lasting peace in Europe can never be assured as long as one German out of four is denied the elementary right of free men, and that is to make a free choice. In 18 years of peace and good faith, this generation of Germans has earned the right to be free, including the right to unite their families and their nation in lasting peace, with good will to all people. You live in a defended island of freedom, but your life is part of the main. So let me ask you as I close, to lift your eyes beyond the dangers of today, to the hopes of tomorrow, beyond the freedom merely of this city of Berlin, or your country of Germany, to the advance of freedom everywhere, beyond the wall to the day of peace with justice, beyond yourselves and ourselves to all mankind.
Freedom is indivisible, and when one man is enslaved, all are not free. When all are free, then we can look forward to that day when this city will be joined as one and this country and this great Continent of Europe in a peaceful and hopeful globe. When that day finally comes, as it will, the people of West Berlin can take sober satisfaction in the fact that they were in the front lines for almost two decades.
All free men, wherever they may live, are citizens of Berlin, and, therefore, as a free man, I take pride in the words "Ich bin ein Berliner."
President John F. Kennedy - June 26, 1963»
Per quel che ricordo il 1989 fu un anno di forti cambiamenti e grandi storie.
Tra aprile e giugno di quell’anno nella Repubblica Popolare Cinese gli studenti stanchi del regime manifestarono il loro dissenso. Inutile dire fu un vero e proprio bagno di sangue.
L’immagine che passò alla storia, fu quella del rivoltoso sconosciuto (nella famosa foto della AP qui riportata) che da solo e disarmato cercò di fermare i carri armati.
Ma qualcosa era cambiato. Seppur impercettibilmente la Storia aveva cambiato il corso e ciò che sembrava eterno (e torna alla memoria il Reich millenario di Hitler, poco prima della disfatta) stava già cominciando a crollare.
L’uomo nuovo del Kremlino, Mikail Gorbacev con la sua Perestrojca (letteralmente Ricostruzione) aveva minato le fondamenta per la distruzione del Comunismo.
Spesso gli eventi personali sono una serie di concause assolutamente casuali, più casuali di un valore casuale generato da un computer quantistico.
Nel 1989 io facevo la seconda media e quell’anno iniziammo a studiare i paesi europei.
Paradossalmente il paese con il quale iniziammo ai primi di novembre era proprio la Germania: Germania Est e Germania Ovest.
Ricordo ancora le cartina di geografica Politica, così diversa da quella attuale (e sono passati solo 20 anni), in cui la parte est era un monoblocco rosso con sopra scritto Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche: URSS (e solo scriverlo mi fa venire ancora la pelle d’oca).
La Germania era spaccata in due con una parte orbitante nel monoblocco rosso di cui sopra.
Sarà l’ingenuità di un ragazzo di 12 anni, ma il pensare che la Germania fosse ancora divisa in due, francamente mi sembrava a tratti assurdo.
Ricordo che i telegiornali dell’epoca raccontavano di avvenimenti che si erano tenuti in Europa e di come le Autorità avevano avuto da ridire.
Con il tempo e grazie a Wiki, ho potuto ricostruire un po’ quegli avvenimenti.
In agosto, a parte la sciagurata parentesi di Piazza Tienamen, che per la mia generazione è rimasto uno dei capisaldi della contestazione per la libertà dei popoli, si tenne quello che passò alla Storia col nome di Picnic Paneuropeo, una dimostrazione pacifica tenutesi al confine austro-ungarico vicino alla città di Sopron il 19 agosto 1989. Con un gesto simbolico, concordato dalle due nazioni, il passaggio di confine sulla strada da Sankt Margarethen im Burgenland (Austria) a Sopronkőhida (Ungheria) fu aperto per tre ore. Nello stesso posto il 27 giugno 1989, il ministro degli esteri austriaco Alois Mock e la sua controparte ungherese Gyula Horn avevano attraversato insieme il confine per sottolineare la decisione ungherese di smantellare le postazione di sorveglianza lungo il confine, un processo iniziato il 2 maggio 1989, ovvero iniziare a smantellare quello che per anni era stata La Cortina di Ferro!!!
Questo fu il primo sintomo che il Mondo diviso in due aveva i giorni contati.
Il Muro di Berlino, era, per dirla con le parole di Viktor Suvorov in “L'ombra della Vittoria”
«[…] evitare che il popolo della Germania socialista potesse scappare nel mondo normale. […]
Ma più lavoro, ingegnosità, denaro e acciaio i comunisti mettevano per migliorare il muro, più chiaro diventava un concetto: gli esseri umani possono essere mantenuti in una società comunista solo con costruzioni impenetrabili, filo spinato, cani e sparandogli alle spalle. Il muro significava che il sistema che i comunisti avevano costruito non attraeva ma repelleva. »
Di quella sera, credo che fosse un giovedì (poi ricontrollando era giovedì) perché c’era Mike con TeleMike, quello che ricordo fu un TG1 Edizione Straordinaria (e quell’anno ce ne furono diversi) che faceva vedere quello che stava accadendo in Germania.
Ho ritrovato su Repubblica.it l’articolo di Vanna Vannucci (http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1989/10/27/le-due-germanie-si-parlano.html ) che parlava delle Fughe in Massa verso Bonn (allora Capitale della Germania Ovest).
Sempre da Repubblica.it i segnali che stava per finire un’epoca erano sempre più visibili. In un altro articolo di Fiammetta Cucurnia (http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1989/11/01/perestrojka-per-berlino-est.html)
si parlava di una Prestrojka per Berlino Est.
Quella sera, dicevo, ricordo la sigla del TG1, e quelle immagini.
I Vopos, la temibile Polizia del Popolo, ebbero l’ordine di non attaccare i manifestanti che volevano andare verso Berlino Ovest.
Credo che le immagini che porterò per sempre con me di quella sera furono quelle di quella massa di berlinesi che inondò i quattro chekpoint, che erano le porte d’ingresso verso Berlino Ovest, e gli abbarcci delle persone che dopo 28 anni finalmente potevano rivedersi liberamente.
Forse quella più emblematica, la stretta di mano tra un gruppetto di soldati delle due germanie che si stringevano la mano dopo più di un quarto di secolo.
Questo è quello che ricordo della caduta del comunismo, e della fine di un’epoca che aveva segnato lutti e sciagure.
Io c’ero, ed ancora oggi, a distanza di 20 anni, non posso non ricordare con emozione e commozione l’avvento di una nuova era.
Commenti
Dieci minuti dopo la folla era già in strada.
Riccardo Ehrman (che ebbe una soffiata da un alto funzionario del regime,Günter Pötschke, con quella domanda fece crollare il Muro.
A dire il vero il Flash dell'ANSA del giornalista titolava "Rdt: crolla il Muro di Berlino”, 31 minuti prima di tutte le altre testate che erano presenti a quella conferenza stampa, che si limitarono a fare i lanci di agenzia sulle "facilitazioni" del passaggio.
Con questa domanda, possiamo affermare che, Riccardo Ehrman ha fatto crollare il Muro di Berlino e terminare la Guerra Fredda!!! :-D